Appartenendo alla famiglia delle Amarantacee e non a quella delle Graminacee, l’amaranto è da considerare uno pseudocereale, anche se il suo utilizzo in cucina rimanda a quello dei cereali convenzionali (si utilizza ad esempio per le zuppe, crocchette, sformati dolci o salati e barrette energetiche). I suoi piccoli chicchi sono ricchi di proteine e fibre, hanno un sapore gradevole e dolciastro, con sentori di nocciola. L’amaranto è completamente privo di glutine, ed è quindi una valida alternativa per chi soffre di allergie o intolleranze ai cereali convenzionali.
L’amaranto è una buona fonte di proteine e, come la quinoa, contiene maggiori quantità di alcuni aminoacidi rispetto ad altri cereali, in particolare l’aminoacido lisina; risulta quindi un valido alleato per chi decide di seguire un regime alimentare privo o limitato di carne e proteine animali. È una fonte eccellente di calcio, ferro, magnesio, manganese, rame, fosforo e vitamina B6; la quantità di calcio presente in questo pseudocereale supera quella contenuta nel latte vaccino. Inoltre è una ricca fonte di tannini e polifenoli, che possono aiutare nella prevenzione di diverse patologie anche importanti come tumori e malattie cardiovascolari.
Essendo molto ricco di fibre insolubili (cellulosa, emicellulosa, lignina) che aumentano la massa fecale accelerandone il transito intestinale, è utile per chi soffre di problemi intestinali favorendo la regolarizzazione. L’amaranto è un alimento adatto a tutti ma in particolare, grazie al suo valore biologico, ai bambini anche molto piccoli (la sua farina è suggerita come primo alimento proteico), per gli adulti soprattutto nei casi di stress, malattia, convalescenza, ma anche come alternativa ai cereali contenenti glutine e per gli anziani che necessitano di un alimento completo e facile da digerire.
Curiosità sull’amaranto
L’amaranto è stato considerato sacro da molte popolazioni. Gli antichi romani credevano che allontanasse sfortuna e invidia. I greci pensavano che fosse la pianta dell’amicizia e di tutti i sentimenti eterni; era inoltre un alimento base per gli Atzechi e le civiltà pre-colombiane.
Le foglie dell’amaranto sono molto ricche di ferro (più degli spinaci e dei semi) e possono essere cucinate e gustate come contorno con le stesse modalità degli spinaci.
L’amaranto è povero in sodio e non contiene grassi saturi. Molto di più che il frumento, anche di quello integrale, riduce i picchi di insulina che derivano dalla sua assunzione, avendo un carico glicemico più basso grazie alla maggiore presenza proteica e al contenuto più elevato di fibra.
Come cuocere l’amaranto
Come prima cosa va lavato in abbondante acqua corrente, in seguito va bollito in un quantitativo di acqua pari a 3 volte quello dei chicchi per 30/40 minuti. Una volta lessato può essere utilizzato come primo piatto, o per creare polpette e sformati. I grani inoltre possono essere tostati in una padella antiaderente con un filo di olio (scoppietteranno come i pop corn) oppure soffiati e quindi utilizzati come cereali per la prima colazione o per la preparazione di barrette.
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